La macchina fotografica e le pentole.

 

Un fotografo, invitato a cena da un amico, ebbe l’occasione di mostrare alcune sue fotografie alla padrona di casa che, estasiata, alla fine esclamò: “Davvero bellissime! Lei deve avere un’ottima macchina fotografica”.
Conclusa la serata, il fotografo si rivolse alla signora e le disse: “Grazie signora, era tutto squisito! Lei deve avere delle ottime pentole”.

Ebbene, quale rilevanza ha l’attrezzatura fotografica ai fini della qualità del risultato finale?

Innanzitutto mi sembra doveroso ridimensionare leggermente il concetto secondo cui l’attrezzatura sia del tutto ininfluente, perché si tratta per lo meno di un’esagerazione, anche un po’ snob. Un certo tipo d’attrezzatura è in alcuni casi, se non determinante e indispensabile, perlomeno molto utile.
Ed è anche logico sia così… Altrimenti noi fotografi ci limiteremmo a dotarci di una macchinetta economica, con grande sollievo anche per le nostre tasche.

Vorrei tuttavia rimanere entro i limiti del genere di mia competenza: lo still life o più in generale la fotografia in studio.

Come facilmente intuibile, si tratta di un genere che necessita della creazione dal nulla.

Lo studio fotografico è un po’ come il blocco di marmo grezzo entro il quale, come affermava Michelangelo (mi si perdoni il paragone), l’Opera esiste già… si tratta solo di rimuovere la pietra superflua.

Sono necessari, per la creazione della luce, alcuni strumenti senza i quali diventa difficile, se non impossibile, ottenere ciò che abbiamo previsualizzato nella nostra mente, sebbene non siano sempre obbligatori strumenti sofisticati e costosi.

Si può suddividere l’attrezzatura in due sostanziali gruppi: da una parte ciò che serve per la ripresa, dall’altra tutto quanto concerne l’illuminazione.

E qui s’arriva al nodo centrale della questione; un semplice concetto spesso del tutto ignorato: il secondo gruppo è di gran lunga il più importante e fondamentale.

Frequentando alcuni forum di fotografia, m’imbatto sistematicamente nell’eccessiva attenzione prestata alle fotocamere, agli obiettivi e invece pochissima a ciò che, a tutti gli effetti, è assolutamente determinante circa il risultato finale: la luce.

Eppure anche la parola stessa dovrebbe farci capire qualcosa…

Foto-grafia = Scrittura con la Luce.

Foto-grafo = Colui che scrive con la Luce.

Caspita! “Photós“… Luce: un termine che ricorre spesso nelle chiacchierate di coloro che condividono la comune nostra passione…

Eppure una delle più comuni domande che mi viene posta, suona più o meno così: “Per fare degli still life va bene la Nikon D300?” (o qualunque altra macchina) … Certo va quasi sempre bene, ma la luce dove la mettiamo? … Relegata probabilmente all’unica, frustrante funzione d’ottenere un’esposizione corretta.

Invece è ovviamente preferibile realizzare una fotografia ben illuminata ripresa con una fotocamera economica o addirittura scadente, piuttosto che una foto mediocre scattata a casaccio con un’ammiraglia da 7000 euro.

È un concetto talmente ovvio e scontato che dovrebbe essere superfluo doverlo precisare.

Non è nelle mie intenzioni affermare che la fotocamera e l’ottica che la equipaggia non abbiano la minima importanza; anzi sono convinto, ad esempio, che la fotocamera a corpi mobili (più comunemente chiamata banco ottico) sia ancora l’attrezzo più adatto allo still life.
Sono naturalmente conscio delle superlative qualità delle reflex d’ultima generazione, per non parlare dei dorsi digitali medio formato. So anche, ed è un’altra ovvietà, che un’ottica di pregio consente prestazioni superiori in termini di nitidezza, di qualità dello sfocato, ecc…
Il problema però è che fotocamere e obiettivi di qualità possono garantire al massimo buoni file, non buone foto. Solo la luce, o meglio: la nostra capacità di gestirla, ci consente invece di fare buone foto.

Quindi ricordiamo sempre che la luce è tutto e nel contempo non dimentichiamo mai che…
Una fotocamera non fa di noi un fotografo.